Il primo Gran Sasso non si scorda mai

Pizzo Cefalone dalla Cresta Nord e Monte Prena

Il Gran Sasso! il massiccio montuoso più alto degli appennini. Circa 50KM di lunghezza per 15km di larghezza, un perimetro più o meno di 130km. In mezzo una quantità di cime per tutti i gusti e tutte le misure, dai 2912mt s.l.m del Corno Grande ai 1384 del Monte Camarda. Un territorio vastissimo che offre percorsi di tutti i tipi dalla più semplice passeggiata a vie alpinistiche anche complesse.

L'occasione per un primo contatto con questa meraviglia della natura si presenta nella seconda settimana di Settembre. Partiamo in quattro: io, Domenico, Luciano e Francesca. E' la mia prima volta sul Gran Sasso, non sono particolarmente allenato, non ho idea di cosa aspettarmi, ma la voglia di visitare questo gigante degli appennini è tanta. 

Partiamo dunque dalla Calabria lasciandoci alle spalle un caldo afoso e appiccicoso e dopo circa 6 ore di macchina giungiamo ad Assergi dove stabiliremo il campo base. Assergi è un piccolo paesino a circa 900mt di altezza e ad una manciata di kilometri dal capoluogo: l'Aquila.

Sono circa le 19.30 di sera quando raggiungiamo il B&B che ci ospiterà, c'è il tempo di sistemarci nelle stanze, dare una sistemata ai bagagli, rifocillarci con una prima cena Abruzzese e andare a dormire! Qui ad Assergi le giornate iniziano presto e finiscono presto, il posto, nonostante la stagione sia quasi al termine è frequentato in larghissima parte da escursionisti. Nei pochi locali della zona si vedono scarponi, pantaloni e giubbini da escursionista, direi che mi sento abbastanza a mio agio.

Il primo Gran Sasso non si scorda mai

Giorno 1 - Pizzo Cefalone per la cresta Nord


Sveglia ore 6.30, colazione, zaini e poco prima delle 9 siamo a Campo Imperatore. Qualcuno mi aveva detto che gli spazi sono enormi, ma qui si esagera! Campo imperatore è un altopiano enorme costellato da cime. Raramente ci sono alberi o boschi che vestono le montagne. Qui la nuda roccia è padrona, ogni cima si vede in tutta la sua maestosità con le pareti rocciose in bella vista. Il Corno Grande recita la parte dell'attore protagonista, domina la scena e si guadagna gli sguardi bramosi degli escursionisti.

Non sarà però il Corno la nostra meta di oggi, ma Pizzo Cefalone e la vicina cima Giovanni Paolo II. Questa cima a 2425mt è dedicata a Papa Wojtyła che frequentava spesso queste montagne.

Partiamo dunque dal piazzale posto di fronte all'ex Hotel Campo Imperatore. L'albergo posto a quota 2130mt oggi in disuso, è famoso per essere stato, fra il 28 Agosto ed il 12 Settembre 1943, prigione di Benito Mussolini in seguito all'armistizio di Cassibile e la successiva liberazione ad opera delle forze tedesche.

Il primo Gran Sasso non si scorda mai

Iniziamo dunque la salita lungo il sentiero 100E direzione passo del Lupo (2147). Sono ammirato dagli spazi immensi intorno a noi, il sentiero è semplice ed ampio se pure in leggera salita, il mio passo è lento e costantemente distratto dall'ambiente intorno a me, tanto che il buon Domenico mi richiama all'ordine invitandomi ad accelerare leggermente.

Nei pressi di Passo del Lupo ci spostiamo sul sentiero 102 direzione 'La Portella' (2231). Non andremo all'omonimo Monte Portella situato qualche centinaio di metri più ad Est ma oltrepasseremo questa zona, crocevia per vari itinerari, percorrendo il sentiero 149 in direzione Ovest che infine ci porterà ad incrociare la cresta Nord di Pizzo Cefalone a quota circa 2060 (Passo Cefalone). Da Passo Cefalone inizieremo a risalire la cresta attraverso il sentiero 107. 

Sono sorpreso di come siano segnati e ben definiti tutti i sentieri. Sono abituato a muovermi su tratti non sempre puliti o ben indicati. Qui si capisce quanto la frequentazione aiuti a mantenere fruibile un percorso. Per quanto il sentiero non sia per nulla facile, piuttosto ripido e spesso affacciato su grandi dislivelli, non ho mai sensazioni negative o di incertezza. Sarà anche, forse, la bellezza e la novità del luogo, ma proseguo in una sorta di trance indotta dalla varietà di panorami che mi si aprono davanti ad ogni passo.

Il primo Gran Sasso non si scorda mai

L'ultimo tratto prima di Pizzo Cefalone è caratterizzato da una serie di arrampicate dal primo al terzo livello fra le rocce. Mi diverto moltissimo a risalire questa cresta rocciosa. Non avverto nessuna adrenalina, se pur le arrampicate richiedano passo sicuro e una certa dose di attenzione, piuttosto mi sembra che tutto avvenga in modo del tutto naturale, ed è uno dei momenti che più mi diverte in questa prima giornata.

Terminata la risalita attraverso questa zona rocciosa, si giunge finalmente Pizzo Cefalone (2533), una grande croce indica la vetta. Il panorama è sempre maestoso. Avverto la mia ignoranza nel non conoscere il luogo, non capire bene gli orientamenti, le montagne che mi si aprono davanti, le creste, è un tassello che manca a questa mia prima esperienza. Ma d'altra parte, per conoscere un luogo bisogna frequentarlo, e qui c'è così tanto da imparare e conoscere, che certamente non bastano poche ore per sentirsi parte di questo territorio.

Il primo Gran Sasso non si scorda mai

Da Pizzo Cefalone iniziamo una ripida discesa verso il tratto di cresta che ci porterà alla vicina cima Wojtyła. Anche questo è un sentiero per esperti, che richiede una certa attenzione, sia per i tratti in discesa, sia perché la cresta è ben affilata. Tuttavia, anche questo tratto per me è divertente. Un misto di bellezza, tratti più tecnici ed il consueto panorama rendono intenso l'avvicinamento alla cima.

Anche La cima Wojtyła è caratterizzata da una grande Croce, posta in onore del Papa. Oltre la cima si distende la cresta delle Malecoste. La nostra idea originaria era percorrere l'intera cresta per poi ridiscendere da Nord ed eseguire un anello fino al campo base. Ma deviamo da questa idea originaria, decidendo invece di tornare indietro fino all'incrocio con il sentiero 111 poco sotto la vetta del Cefalone.

Percorriamo dunque questo sentiero oltrepassando l'Anticima del Cefalone, all'altezza di 'La Portella', questa volta proseguiamo fino a Monte Portella prima e al rifugio Duca Degli Abruzzi dopo.

 

Il primo Gran Sasso non si scorda mai

Non sono abituato ai rifugi. L'atmosfera è piacevole e densa di escursionisti di ogni tipo. Il Corno Grande sembra posizionato a portata di mano. Sono appena le 14.30 del pomeriggio. Ci rifocilliamo al rifugio e decidiamo se riscendere all'hotel di Campo Imperatore oppure proseguire per Monte L'Aquila (2311) e poi riscendere dal sentiero 101.

Non mi sento particolarmente stanco, anche se effettivamente il mio allenamento non mi consente di tenere un passo elevato poiché il fiato diviene immediatamente corto, mi sento invece bene muscolarmente e dato che abbiamo molto tempo a disposizione voto per andare ad esplorare la cima di Monte L'Aquila.

Il primo Gran Sasso non si scorda mai

Dal Duca degli Abruzzi giungiamo abbastanza facilmente alla cima e da qui il Corno Grande quasi si può toccare. E, nonostante tutti i baratri, i punti di grande effetto attraversati oggi, è qui, su questa cima che mi rendo conto esattamente dell'immensità delle voragini che si aprono sotto di noi. Le pareti del Corno Grande sono enormi ed è qui che per la prima volta percepisco la verticalità e la grandezza di quelle pareti.

Il ritorno, attraverso il sentiero 101 è piacevole e veloce nonostante anche questo sentiero nasconda panorami decisamente interessanti. Ma qui è complicato trovare un angolo poco interessante, ogni passo c'è sempre qualcosa che attrae la mia attenzione.

Giungiamo comunque velocemente a Campo Imperatore dove si conclude questo mio primo giorno di Gran Sasso.

Il primo Gran Sasso non si scorda mai

Giorno 2 - Monte Prena per la via Normale

Per questo secondo giorno sul Gran Sasso, decidiamo di partire molto più in basso, a quota circa 1541mt. Il nostro punto di partenza sarà in località Fonte Vetica a poche centinaia di metri dal 'Ristoro Mucciante', noto per rifocillare gli escursionisti che vi fanno tappa con i tipici arrosticini abruzzesi da cucinare autonomamente sulle tante griglie messe a disposizione dai gestori.

Abbandoniamo dunque l'auto all'inizio della sterrata abbastanza visibile poco prima del ristoro. Qui inizia  un lunghissimo rettilineo di circa 3.6km che porta all'inizio del percorso vero e proprio. Questo tratto di sterrato sarebbe anche evitabile avendo in dotazione un fuoristrada, dato il fondo particolarmente sconnesso, ma non è oggi il caso. Tuttavia non mi dispiace percorrere questo tratto semi-pianeggiante. E' l'occasione per riscaldare i muscoli ed immergersi nell'ambiente circostante.

Oggi il mio passo è nettamente migliorato, probabilmente le quote più basse e un'accentuata consapevolezza dei luoghi, hanno un benefico effetto sul mio fisico. Una sorta mini-acclimatamento ai luoghi che comunque avverto sensibilmente.

Al termine di questo rettilineo, in ogni caso ci muoviamo lungo il sentiero 255 direzione 'Ex Miniera di Bitume'. Poche centinaia di metri ed incontriamo sulla sinistra  un ripido sentierno. E' questo il punto dove inizierà pià prepotentemente la salita.

Il sentiero attraversa inizialmente un largo pratone se pur in salita, per poi incunerarsi a mezza costa attraversando una serie di valloni fra cui quello della Fornaca. In basso si vede un rifugio di nuova costruzione, probabilmente il bivacco Desiati (Ex Lubrano) distrutto in precedenza da una bufera.

La salita è piuttosto ripida, ma  le pareti che si aprono di fronte ai nostri occhi sono maestose, l'ambiente è ancora una volta incredibilmente selvaggio. Il mix del profondo vallone sotto i nostri piedi e delle prepotenti pareti di fronte ai nostri occhi, rendono questi luoghi quasi primordiali e nonostante la larga frequentazione, ancora intatti ai miei occhi,

Il primo Gran Sasso non si scorda mai

Poco prima di giungere a quota 2000 ci fermiamo per recuperare un po' di fiato, ed è qui che poco più sotto nel vallone, scorgiamo, stazionare un camoscio. Resta li distante ed irragiungibile, visto anche il vallone che ci separa, ma abbastanza vicino da farsi ammirare a lungo. Non possiamo non giocare a chi scatta la foto migliore.

Ritorniamo a salire, il sentiero rimane a mezza costa attraversando da prima la Fornaca, poi risalendo attraverso il vado di Ferruccio. E' una salita ripida che mette a dura prova il fiato, ma non ci sono strappi, manteniamo un passo costante senza troppe difficoltà fino a scavalcare in cresta al vado di Feerruccio.

Da qui si intuisce il resto del percorso, bisognerà risalire un ripidissimo costone fino ad un pratone verde prima di proseguire attraverso uno strappo ancor più ripido dove sarà necessario aiutarsi con le mani.

Ma io, mi fermo qui, sul crinale del Vado di Ferruccio, lasciando ai miei compagni il piacere di raggiungere la vetta. Mi rendo conto di non avere il fiato per quella salita e non ho voglia che la stanchezza possa in qualche modo provocare un passo falso che su questi terreni potrebbe avere un certo peso. Oppure, forse, semplicemente, osservare dal vivo la maestosità della salita mi sottrare un po' troppo facilmente quella fiducia in se stessi che è necessaria per questo tipo di percorsi. Resta il fatto che decido di aspettare il ritorno dei miei compagni sul crinale e gli scatto qualche foto da lontano mentre osservo quanto siano piccoli rispetto al sentiero che li circonda.

Il primo Gran Sasso non si scorda mai

Approfitto comunque per osservare il posto intorno a me. La vista sul Teramano è superba, il monte Camicia mi osserva dai suo 2564mt. Improvvisamente in lontananza su un pendio parecchio esposto appare un camoscio. Il profilo si incorpora naturalmente con quello della  montagna, tanto che potrebbe benissimo confondersi con una statua, cosa che ovviamente non è :)

I miei compagni ridiscendo dopo un paio di ore forse qualcosa in più. Il tempo di un panino e torniamo verso valle, dove ci attendono gli arrosticini di Mucciante.

Concludiamo con arrosticini e birra queste due meravigliose giornate sul Gran Sasso, le prime per me, mi auguro di una serie più lunga.